La Storia Di Umberto Masotto

Umberto Masotto nacque a Noventa Vicentina il 23 novembre 1864 da Giacomo e da Anna Giusti. La sua casa natale fu villa Manin-Cantarella, all’epoca di proprietà della famiglia Masotto.


Dopo aver frequentato quale convittore la Scuola tecnica di Arzignano attratto dalla carriera delle armi, fu allievo del Collegio Militare di Milano dal 1878 al 1882 e dell'Accademia Militare di Torino. Il 27 Agosto 1884, a soli venti anni, fu promosso sottotenente di Artiglieria. Poi per due anni frequentò la Scuola di Applicazione dell’arma di Torino. Il 1 Luglio 1886 ebbe le promozione a Tenente e fu destinato al 16° Reggimento Artiglieria da Campagna, dove rimase per poco, poiché nei primi mesi del 1887 veniva inviato a Massaua il corpo di spedizione al comando del colonnello Saletta, di cui facevano parte anche due sezioni di artiglieria da montagna, una delle quali era comandata dal tenente Masotto.
Sette anni rimase in Africa U. Masotto, passando a costituire agli ordini del capitano Ciccodicola la Batteria da Montagna Indigeni, capostipite delle gloriose Batterie Eritree, che dal 1888 al 1941, per ben cinquantatre anni, furono esempio di valore e di fedeltà nelle campagne d'Africa. Nel 1889 con la Batteria Indigeni partecipò alla occupazione di Asmara e nel 1893 (21 dicembre), nel combattimento di Agordat, si meritò la medaglia di bronzo al valore militare.
Simpatiche poi sono le testimonianze comparse sul "Corriere della Sera" del tempo, che ci tratteggiano una personalità calda e umana:" ... Alto, maturo, tutti nervi e vivacità. Veneto, conservava marca-tissimo l'accento della provincia nativa. Per il suo buon umore e le maniere franche, era ricercato dappertutto: i compagni lo nominavano sempre direttore di mensa. I superiori, corniciando dal Baratieri e da Arimondi, gli volevano bene .. ".
Rimpatriato dopo sette anni di servizio in Eritrea per eccedenza di organico, fu promosso Capitano e destinato al 22° Reggimento Artiglieria da Campagna di Messina nell’agosto 1894, poiché proprio in quell'anno in quel reggimento fu costituita una batteria da montagna, che si riteneva necessaria per le zone montuose della Sicilia. Quando, sul finire del 1895, quella batteria si sdoppiò e le due batterie partirono per l'Africa, il Masotto comandava la 4 batteria della Brigata da Montagna agli ordini del maggiore De Rosa, chiamata " batteria siciliana", poiché era stata formata con ufficiali e soldati siciliani, quasi tutti montanari. Così Umberto Masotto ritornava in Africa per la seconda volta, dopo che l'esercito etiopico aveva annientato il battaglione di Toselli all'Amba Alagi e dopo l'assedio di Macallé.


Il 1° marzo 1896 si svolgeva la battaglia di Adua, dove apparve l'eroico comportamento degli Artiglieri da Montagna e delle Batterie da Montagna indigene, che, facendo parte della Brigata di Artiglieria del maggiore De Rosa, combatterono con la colonna Albertone. La colonna, formata tutta da battaglioni eritrei, aveva quattro batterie di artiglieria: due indigene e le due cosiddette "siciliane ", comandate rispettivamente dai capitani Bianchini e Masotto. La colonna marciò rapidamente, con impeto, fino a superare l'obiettivo indicato, andò oltre e giunse nelle vicinanze dell'accampamento abissino. Quel giorno gli Abissini erano più di centomila e il nostro corpo di spedizione contava appena diciottomila uomini. La colonna, che si era allontanata per un fatale equivoco dal Raja verso il Semaiata, trovandosi isolata dalle altre due, fu assalita dagli Abissini proprio nel momento in cui le due batterie stavano sfilando su un disagevole sentiero montuoso. La lotta infuriò subito tremenda; le orde nemiche avanzavano urlando e la confusione era aggravata da una nube di fumo che si alzava dalle stoppie incendiate dai colpi dell'artiglieria nemica.
Per un po' sembrò che le quattro batterie fossero riuscite a respingere gli avversari, ma questi ritornarono all'attacco più numerosi di prima. Fu necessario, da parte del generale Albertone, dare l'ordine della ritirata ai resti dei battaglioni eritrei, ma non a tutti, poiché alle due batterie "siciliane" fu ordinato di rimanere sul posto, di sparare fino all'ultimo colpo e di sacrificarsi per coprire la ritirata. Il Capitano Masotto rimase con i suoi artiglieri e fu intrepido durante la strenua lotta a protezione di reparti di fanteria in ritirata. Quando ogni speranza fu perduta, volle con sereno coraggio sacrificare la sua vita; Cadde così su un cannone, con la pistola nella destra, trafitto dalle lance e dagli sciaboloni degli Abissini.
Le circostanze del suo sacrificio dovettero essere eccezionali, se pensiamo che delle quattro batterie morirono tredici ufficiali su quindici, compresi lo stesso maggiore De Rosa e i quattro comandanti di batteria, e che di questi soltanto tre ebbero la medaglia d'oro, fra cui Umberto Masotto. Fu dunque quella del capitano Masotto una batteria gloriosa. Testimoni ricordano che la notte precedente aveva detto ai suoi al campo di Saurià: "Se verrà un momento di dubbio e vi vedrete in pericolo, guardatemi in faccia; se vi accorgete ch'io ho paura, scappate pure, io vi autorizzo ". "Ed è rimasto - continua il Mercatelli - e con lui i suoi ufficiali e i suoi soldati, che gli volevano tanto bene. I quattordici cannoni, dopo aver sparato tutti i colpi, sono stati abbandonati al nemico, ma inservibili. Nel momento supremo vennero da pochi superstiti levati gli anelli e i piatti di forzamento e, dispersi giù per i burroni, non sono stati ritrovati ". Così si chiudeva la tragica ed eroica vicenda del capitano Masotto.


Alla memoria del valoroso ufficiale fu concessa la medaglia d'oro al valor militare con r.d. 11 marzo 1898 con la motivazione :'' Comandante della 4' batteria da montagna, si distinse durante tutto il combattimento nel dirigere con intelligenza ed efficacia singolari, il fuoco della propria batteria. Sereno ed imperterrito sacrificò eroicamente la propria vita e quella dei suoi per rimanere sino all'ultimo in batteria a protezione delle altre truppe. Adua - Eritrea - 1 marzo 1896''.






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